Formiche

Trovo difficile organizzare idee e concatenarle in parole senza sentire che quello che faccio non ha senso. A volte mi sento minuscola in un mondo di giganti. Voglio scrivere, sì, ma mi distraggo facilmente.

Per esempio, posso passare ore a guardare le formiche. Vedo come creano un percorso sulle piastrelle della cucina, alla ricerca di goccioline d'acqua che prendono dal rubinetto del lavandino per portarle ai loro rifugi, insieme a dei petali di fiori che c’erano sul tavolo da pranzo; o quando si portano qualche scarafaggio, capovolto, sorpreso, che non sa che sarà sacrificato da quelle piccole carnivore. Sembra che una mente le abbia guidate attraverso canali e labirinti. I suoi sono gli unici palazzi che sopravviveranno alla fine del mondo.

Guardo le formiche, che non mi guardano, che seguono l'odore lasciato sulle pareti, che cercano di far crescere la colonia, come se tutta la realtà dipendesse solo dall'aderenza delle loro gambe.

Ti ricordi quell'idea che il mondo era piatto e che si trovava sul dorso di elefanti che, a loro volta, erano sul guscio di una gigantesca tartaruga marina? Se un gruppo di esploratori, di formiche affamate, arrivasse lì, sarebbe la fine: quelle piccole, testarde e assassine, strapperebbero con le loro pinze la ruvida pelle degli elefanti e trascinerebbero i frammenti nelle loro città interne. Nulla rimarrebbe dei pilastri che sostengono la terra. Niente potrebbe proteggerci dal cadere in un abisso. Forse è per questo che ci siamo armati di sostanze tossiche, veleni, spruzzatori, per cercare di contenere quegli eserciti a sei zampe, titani in miniatura, mostri divoratori del mondo.

Si riproducono, cambiano di regina, cercano nuovi territori, espandono i loro domini oscuri con tunnel reticolari, in un processo di conquista del mondo interiore che noi, abitanti del mondo superiore, possiamo solo osservare mentre organizziamo le idee, le trasformiamo in parole che magari possono dire qualcosa.

Devo scrivere, sì; ma ci sono delle formiche.

È ora di pranzo! Lo scarafaggio è servito.

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