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Visualizzazione dei post da giugno, 2020

Esercizi di scrittura - Italo Calvino

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Su questo blog tempo fa avevo fatto un accenno sull' uso delle limitazioni per la creazione letteraria (come quelle usate nel gruppo OuLiPo). Un altro esempio che si trova nella letteratura italiana è quello di Italo Calvino nel suo libro Il castello dei destini incrociati  (Mondadori).  La premessa è semplice: prendere delle carte di tarocchi a caso e, senza cercare di fare una vera e propria interpretazione delle figure, vedere con quali combinazioni si "apriva" una possibile storia.  Bisogna ricordare che non tutti i mazzi sono identici. Il modo di riproduzione delle icone e l'ordine delle carte possono cambiare il destino di un re. Così, una carta che in una storia, in un mazzo, è un governante con poteri magici, su un altro mazzo è la rappresentazione dello scrittore stesso e del suo destino.  Non tutte le storie sono scorrevoli e in alcuni casi, soprattutto per via del mio lessico limitato, ho trovato difficoltà nella lettura. Ma allo stesso tempo trovo molto

Sul contrario di uno

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Devo chiarire, prima di tutto: è molto ben scritto. L'autore ha, senza dubbio, mestiere . Ma che fatica finire questo libro! L'ho sentito pesante e noioso. Più che di racconti, questo sembra un libro di non-fiction personale: l'unico personaggio è l'autore stesso.  Ma è anche un libro programmatico: si aspetta dal lettore una visione di mondo specifica e relativamente limitata, simile a quella dell'autore, con una visione morale e politica specifica. Infatti, ci sono racconti e testi che suppongono che il lettore sia italiano, conosca la storia recente e sia d'accordo con la visione dell'autore sullo Stato, sulla politica, sulla gioventù. D'altro modo, le storie sembrano ... vuote. Manca qualcosa. A me piacciono i libri che non pretendono insegnare, dare una lezione sul bene e sul male. Preferisco quelli che lasciano al lettore avere una propria lettura personale, anche morale, anche se diversa da quella che vuole l'autore.  Insomma: questo libro non

22 giugno 2020

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Faccio molta fatica a iniziare una attività. Ma faccio molta più fatica a sostenerla: a portarla avanti e finirla. Per molto tempo ho pensato che fossi pigra, incompetente, fallita, rotta.   Ma poi ho scoperto qualcosa che ha cambiato questa percezione su me stessa: sono autistica. E quelli che pensavo erano fallimenti di carattere, sono in fondo in fondo conseguenze di errori di hardware. La configurazione del mio sistema nervoso ha delle pieghe e delle meraviglie. Vinco e perdo allo stesso tempo.  Non sono capace di funzionare in modo normale. Devo, invece, scoprire come lavorare e produrre nel mio unico, particolare, modo di essere nel mondo. Ma quello ha significato cambiare la visione di me stessa: non sono un problema, ma ho un problema.  Questo cambio di messa a fuoco di me stessa mi permette vedere le mie potenzialità con compassione ed equilibrio, senza false pretese e senza illudermi. E mi permette anche pensare a come fare il prossimo passo in questo viaggio. 

Limiti

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"Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu , sei infinito, e dentro questi tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu  sei infinito." (Novecento, Alessandro Baricco)   Questo frammento mi ha fatto ricordo alle proposte poetiche del gruppo OuLiPo : Certe limitazioni e giochi di senso seguendo un sistema matematico o logico può permettere l'esplorazione proprio delle infinite possibilità espressive.  In ogni caso: proporre delle "regole del gioco" nella letteratura, in particolare nella poesia, permette l'esplorazione dei confini, la scoperta e la sorpresa.  Certi limiti servono per essere scavalcati e travolti con la creatività.

Uno sguardo alla letteratura boliviana

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La Bolivia è per me una ferita aperta. È il mio paese, la mia storia, la mia casa e la casa di mia madre e di mio padre. Il luogo dove ho lasciato amici e fratelli, la mia gatta e i miei libri. La Bolivia è un paese strano, enorme, vuoto e pieno allo stesso tempo. Come territorio la Bolivia ha tre volte la dimensione dell’Italia, ma ha circa 12 milioni di abitanti in tutto. Le tre città principali sono megalopoli, tre nuclei giganti che negli ultimi trent’anni hanno concentrato almeno la metà di tutta la popolazione del paese, come mostri che attirano e digeriscono le persone delle periferie. Tra una città e l’altra ci sono microscopici paesi, c’è la foresta amazzonica, ci sono alcuni tra i picchi più alti delle Ande. La Bolivia è uno stato in certo senso isolato, senza molte vie di comunicazione, che in questa reclusione più spirituale che reale è riuscito a far crescere delle proposte letterarie mature e ricche in diversità. Pensare che possa introdurvi ai (nostri) scrittori mi sembr

15 giugno 2020

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Una volta trovai un libro di ricette in cui descrivevano il colore di un vino dicendo che sembrava un campo di grano maturo che si muoveva nel vento.  Oggi ho visto ondate di vino bianco muoversi nel vento, pronte per essere raccolte.

La gratitudine perduta

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È da parecchi giorni che voglio scrivere questo post e non ci riesco.  Ho letto poco fa il libro  L'Origine Perduta , della giornalista spagnola  Matilde Asensi , già nota per il bestseller  L'Ultimo Catone .  L'Origine Perduta (edito prima dalla Sonzogno  e poi dalla BUR ) segue la storia di Arnau, giovane imprenditore e hacker catalano che cerca la cura per una strana maledizione che ha colpito suo fratello Daniel, seguendo le tracce lasciate dagli Incas e dagli yatiris . Questa ricerca lo porta alla Bolivia, al sito archeologico del Tiwanaku e alla foresta e parco nazionale Madidi.   Mentre lo leggevo, mi sono venuti in mente tanti argomenti che sono lasciati inconclusi nel libro e che vale la pena di discutere: la questione del linguaggio, la fragilità delle tribù amazzoniche, soprattutto quelle che hanno deciso di isolarsi dal contatto con "l'uomo bianco", la questione sulle origini dell'uomo e la visione della scrittrice sulla scienza, in particolare

2 giugno 2020

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La rabbia, la paura, l'indignazione, sono emozioni fondamentali che permettono capire quando le cose non vanno, quando si deve cercare una via d'usicta,  cosa si deve cambiare nella realtà sociale.  Bisogna ascoltarle, bisogna dargli retta. Sono ottime per dare consigli e dare una spinta.  Sono il vento che spinge le vele.  Ma sono pessime al comando.  Non si deve lasciare mai che prendano il timone.