Uno sguardo alla letteratura boliviana


La Bolivia è per me una ferita aperta. È il mio paese, la mia storia, la mia casa e la casa di mia madre e di mio padre. Il luogo dove ho lasciato amici e fratelli, la mia gatta e i miei libri. La Bolivia è un paese strano, enorme, vuoto e pieno allo stesso tempo. Come territorio la Bolivia ha tre volte la dimensione dell’Italia, ma ha circa 12 milioni di abitanti in tutto. Le tre città principali sono megalopoli, tre nuclei giganti che negli ultimi trent’anni hanno concentrato almeno la metà di tutta la popolazione del paese, come mostri che attirano e digeriscono le persone delle periferie. Tra una città e l’altra ci sono microscopici paesi, c’è la foresta amazzonica, ci sono alcuni tra i picchi più alti delle Ande. La Bolivia è uno stato in certo senso isolato, senza molte vie di comunicazione, che in questa reclusione più spirituale che reale è riuscito a far crescere delle proposte letterarie mature e ricche in diversità.

Pensare che possa introdurvi ai (nostri) scrittori mi sembra un lavoro impossibile, e fantastico: come sceglierne soltanto uno tra tutti quelli che mi hanno formata e fatto amare la scrittura? Alla fine ho deciso di presentarne tre: Jaime Sáenz, riconosciuto come il poeta più importante del secolo scorso; Hilda Mundy, una poetessa riscoperta da poco anche se contemporanea di Jaime Sáenz; e per ultimo, Rodrigo Urquiola Flores, scrittore giovane e prolifico.


Jaime Sáenz (La Paz, 1921 – 1986) è stato uno scrittore, poeta, giornalista e docente di letteratura, ed è probabilmente il più influente scrittore del XX secolo della Bolivia. Alcuni dei suoi poemi sono argomento di studio non soltanto delle facoltà di lettere boliviane, ma anche delle facoltà di filosofia latinoamericane. La sua opera poetica e narrativa è ambientata nella capitale amministrativa del paese, La Paz, che fa da scenario e, in un certo senso, da personaggio.

Vi condivido un frammento del suo poema La notte, parte del libro Percorrere questa distanza, tradotto in italiano da Giampietro Pizzo:

E io mi chiedo:
Che cos’è il tuo corpo? Io non so se ti sei chiesto una volta che cos’è il tuo corpo.
È un frangente grave e difficile.
Io mi sono avvicinato una volta al mio corpo;
e avendo capito che non lo avevo mai visto, anche se lo portavo addosso,
gli ho chiesto chi era;
e una voce, nel silenzio, mi ha detto:
Io sono il corpo che ti abita, e sono qui, nelle oscurità, e ti dolgo, e ti vivo, e ti muoio.
Ma non sono il tuo corpo. Io sono la notte.

In Italia si può trovare la traduzione del suo grande romanzo, Felipe Delgado, nella versione di Claudio Cinti. Tutti e due (Felipe Delgado e Percorrere questa distanza) sono stati pubblicati dalla (stupenda) Crocetti Editore

Hilda Mundy, pseudonimo di Laura Villanueva Rocabado, è nata nella città di Oruro, una città di minatori e miniere, in 1912. Formava parte di una famiglia di artisti e scrittori: figlia dell'architetto Emilio Villanueva, era sposata con un poeta della stessa città e, poi, la sua figlia è anche un’altra poetessa. Anche se era di una città relativamente piccola, in quel momento si stavano costruendo le ferrovie e il lavoro delle miniere era al suo massimo. In un certo senso, quell’ambiente di trasformazione, di comparsa di nuove tecnologie legate alla elettricità e macchine strane portate dall'altro lato del mondo, di violenza e conflitto, hanno contribuito alla sua proposta poetica, considerata adesso tra le più importanti moderniste boliviane. Il suo libro Pirotecnia è stato ricevuto con un certo sospetto: si trattava di una proposta molto strana per i boliviani, tanto che la sua importanza e grandezza è stata riconosciuta qualche decina di anni fa. Ha incominciato a essere ristampato, tradotto, letto con passione. Purtroppo, ancora non è stato tradotto in italiano, ma spero che presto si possa trovare. 

Rodrigo Urquiola Flores è uno dei più riconosciuti nuovi autori boliviani. Giovane, di 33 anni, è riuscito a ricevere ben una ventina di premi e riconoscenze per il suo lavoro narrativo tanto in Bolivia come all’estero. I suoi racconti e romanzi sono stati tradotti in quattro lingue: quechua, portoghese, tedesco e bengalese. Ci tengo a dire che abita a Chasquipampa, un quartiere periferico della città di La Paz: quasi tutte le storie che racconta hanno come scenario questa città e il suo quartiere. E ci va molto fiero. Ancora non è stato tradotto all'italiano, ma non sarebbe strano se lo fosse a breve.

In Italia sono reperibili molti libri di autori boliviani:

Poesia. 
La casa veneziana Sinopia Libri ha tradotto alcuni dei più riconosciuti autori boliviani:  Pedro Shimose, Blanca Wiethüchter, Eduardo Mitre e altri.
Emilio Coco ha curato un'antologia di poesia boliviana contemporanea, Il paese degli specchi, pubblicata da Raffaelli Editore. E nella stessa casa si possono trovare libri di Gabriel Chávez Casazola, Paura Rodriguez e Patricia Gutiérrez
Un libro fuori catalogo, un gioiello inaspettato, è il piccolo volume Quando passa una cometa, di Jaime Sáenz, pubblicato in versione bilingue dalla Ediciones del Ekeko, oggi scomparsa.

Narrativa.
La casa editrice Gran Via ha pubblicato Ricomporre amorevoli scheletri, di Giovanna Rivero e traduzione a cura di Matteo Lefèvre; Il nostro mondo morto, di Liliana Colanzi e tradotto da Olga Alessandra Barbato, e Calles, tredici racconti di diversi autori boliviani (hanno fatto un'ottima scelta di autori, sono tutti loro bravissimi!) e traduzione a cura di Maria Cristina Secci.
D’altra parte, Edizioni SUR ha pubblicato due libri del bravissimo Rodrigo Hasbún: Andarsene e Gli anni invisibili, tutti e due tradotti da Giulia Zavagna.
La casa Edizioni Estemporanee aveva pubblicato Mondo Noir di William Urrelo Zárate, ma non riesco a trovare collegamenti al libro. 
Come vedete, ci sono tantissimi autori boliviani disponibili in italiano!

Saggistica.
La casa Sinopia ha pubblicato questo piccolo gioiello: Quadrilatero, di Luis H. Antezana, nel quale l'autore riunisce alcune letture su quattro autori boliviani. Antezana è, senza dubbio, uno dei più importanti letterati boliviani. Anche la Crocetti ha pubblicato un libro suo: Un uccellino chiamato Mané.

Scusate se mi sono dilungata con l’articolo, ma la Bolivia è la mia casa, ed è anche la casa di mia madre e di mio padre.

Questo articolo è stato pubblicato originalmente sul sito di iCrewPlay Libri e ovviamente è cresciuto nel tempo. Lo aggiorno ogni tanto. Se sapete di altri libri di autori boliviani pubblicati in italiano, avvisatemi nei commenti che lo aggiungo volentieri!

Commenti