Pesci piccoli e pesci grossi


 “Te lo invento io un nome. È la mia specialità. Ne invento continuamente, per… lavoro.”
“Sei un inventore di nomi?”
“No, invento storie.”
“Sei un bugiardo?”

Tito Faraci ha scritto un piccolo gioiello. Spigole, edito da Feltrinelli, è un romanzo leggero, fresco, attuale e, soprattutto, divertente. Ettore, il personaggio centrale, fa lo sceneggiatore di fumetti (alcuni di loro tanto famosi) da una trentina d’anni, ma si trova in mezzo a una crisi creativa. E pensa di diventare un pescivendolo. 

Il lavoro di pescivendolo sembra molto semplice: entra un cliente e ti chiede un pesce. Basta darglielo quel pesce - e basta. Ma i mestieri raramente sono come sembrano: vediamo soltanto le vetrine dei mestieri e non sappiamo veramente cosa significa fare un determinato lavoro finché non siamo nel mercato del pesce alle quattro del mattino per scegliere per primo dei bei esemplari freschi.

In questo romanzo tutto succede in fretta e in modo sorprendente. Quando si finisce la lettura di un capitolo è quasi impossibile sapere cosa accadrà nel successivo. Quello che è sicuro è che ci troveremo a far fronte a dei pesci grossi, e per acchiapparli bisognerà nuotare controcorrente e lavorare in squadra - come si lavora per fare i fumetti.

Ettore stava per dire una cosa, però ne disse un’altra: “Sì, sono un bugiardo”.

PD. Tito, se mi leggi, ho bisogno assolutamente di sapere cosa succede a Pippo. Mi sono affezionata a quel personaggio. È stupendo.

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