Helgoland

È inevitabile pensare alla materia da un inquadramento metafisico. L'idea stessa che l'Universo sia governato da leggi è una forte affermazione metafisica. È una buona ipotesi di lavoro ed è stata molto utile nello sviluppo della scienza per secoli. Ma possiamo davvero essere sicuri della sua assoluta veridicità? Siamo sicuri che queste leggi governino tutto, sempre, immutabili? E se l'Universo (o le sue regioni) fosse completamente arbitrario? E se ci fossero regioni in cui le leggi che conosciamo non si applicano?

Alla fine del XIX secolo in molti credevano che gli elementi essenziali della fisica fossero già noti (rimanevano solo i dettagli da definire). In altre parole si conoscevano già i mattoni fondamentali della realtà, mancava solo un lavoro di levigatura e unificazione.

Se si ha la visione della fisica classica non è molto problematico pensare al materialismo e, al contrario, all'idealismo. La fisica classica è molto vicina al determinismo e anche al monismo materialistico, sebbene l'implicazione non sia forzata o necessaria. Ma tutte queste cose vanno d'accordo. La fisica moderna (quantistica, relativistica, ecc.) ha messo in crisi questo tipo di certezza. Ha rivelato che la realtà materiale è più enigmatica (e controintuitiva) del pensiero positivista. La realtà "materiale" dunque è molto diversa da ciò che ci dice l'intuizione sensoriale.

Le nuove proposte teoriche non propongono un'alternativa che possa radunare in un unico mega-sistema la nostra percezione e quello descritto a livello delle particelle. Perfino Einstein non è mai stato del tutto a suo agio con la fisica quantistica, anche se è stato uno dei suoi primi contributori.
  

Helgoland (Adelphi), il più recente libro di Carlo Rovelli, è un’ottima ricostruzione di un periodo, di una lotta tra menti brillanti alla ricerca di capire e di spiegare il particolare movimento delle particelle subatomiche.  

A Helgoland, isola nel Mare del Nord, nel giugno del 1925 il fisico Werner Karl Heisenberg ha avviato una rivoluzione nel modo in cui possiamo capire la materia: la fisica quantistica. 

Anche se è scritto in un linguaggio accessibile, non significa che i concetti lo siano. Per noi ora è possibile spiegare (e capire) la gravità, ed è comprensibile la relatività (che, tra l’altro, ha una formula semplice ed elegante, che si può persino trovare stampata su magliette, anche se sono pochi quelli che capiscono cosa esattamente significhi che l’energia sia uguale alla massa moltiplicata per il quadrato della velocità della luce). Non succede lo stesso con la fisica quantistica: eccetto il gatto di Schrodinger, che si usa indiscriminatamente come metafora di tutto e del contrario di tutto (la metafora di Schrodinger), il resto delle formule, concetti e fondamenta della realtà sono piuttosto difficili (se non del tutto incomprensibili) per i non addetti al lavoro. 

Il punto di vista dall’esterno è un punto di vista che non c’è

Una risposta proposta dallo stesso Rovelli è l’introduzione di una interpretazione della meccanica quantistica basata sull'idea che gli stati quantistici sono sempre relativi a un osservatore; ma questa osservazione non è uno sguardo dall’esterno, come dei semplici spettatori. Infatti, non sarebbe possibile un'osservazione del sistema come un assoluto esterno: ogni osservatore può avvicinarsi ad un aspetto della realtà, un aspetto reale ma anche arbitrario e limitato. Un osservatore è anch’esso un sistema, una matrice, una realtà che affronta un altro sistema e cerca di capirlo e studiarlo. Un sistema che interagisce con un altro sistema: la realtà allora sarebbe un insieme di relazioni.  

Se il mondo è fatto di semplice materia, particelle in moto nello spazio, come è possibile che esistano i miei pensieri, le mie percezioni, la mia soggettività, il valore, la bellezza, il significato?

Da quando è uscito in libreria non vedevo l’ora di leggere Helgoland. Carlo Rovelli è molto riconosciuto, non soltanto per la sua attività scientifica, ma anche (e forse soprattutto) per la qualità della sua prosa: di recente ho letto alcuni libri di poesia boliviana, ma nessuno di loro ha la bellezza e la capacità di creare più “strati” di possibili letture di questo libro, che è straordinariamente ricco di significati e di immagini estremamente evocative. 

Non è una lettura semplice, soprattutto nella sezione dedicata alla spiegazione teorica della visione della realtà dal punto di vista della meccanica quantistica relazionale. Ma questo libro non è un manuale per la divulgazione dei principi della fisica quantistica: è invece una proposta per capire le conseguenze di questa nuova visione per la filosofia, per la storia, per l’uomo, per il nostro approccio alla materia e alla mente. 

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