Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Saggio

Helgoland

Immagine
È inevitabile pensare alla materia da un inquadramento metafisico. L'idea stessa che l'Universo sia governato da leggi è una forte affermazione metafisica. È una buona ipotesi di lavoro ed è stata molto utile nello sviluppo della scienza per secoli. Ma possiamo davvero essere sicuri della sua assoluta veridicità? Siamo sicuri che queste leggi governino tutto, sempre, immutabili? E se l'Universo (o le sue regioni) fosse completamente arbitrario? E se ci fossero regioni in cui le leggi che conosciamo non si applicano? Alla fine del XIX secolo in molti credevano che gli elementi essenziali della fisica fossero già noti (rimanevano solo i dettagli da definire). In altre parole si conoscevano già i mattoni fondamentali della realtà, mancava solo un lavoro di levigatura e unificazione. Se si ha la visione della fisica classica non è molto problematico pensare al materialismo e, al contrario, all'idealismo. La fisica classica è molto vicina al determinismo e anche al monismo m...

Asteroidea

Immagine
  Il corpo degli asteroidei è ricoperto da una teca di origine mesodermica fatta di piastre ravvicinate l'una all'altra, ricoperta da un sottile strato di pelle. Gli asteroidei non hanno un cervello centralizzato ma un sistema nervoso complesso che corre lungo ogni braccio, in modo radiale, costituito da due reti: una sensoriale nell'epidermide e una motoria radiale. Non hanno la capacità di pianificare le loro azioni. Se un braccio rileva un odore attraente, diventa dominante e temporaneamente supera le altre braccia per iniziare il movimento verso la preda. Se un braccio si rompe, allontanandosi dal corpo centrale, genera a poco a poco un esemplare completo, sviluppa un nuovo corpo. In un certo senso, le biblioteche sono molto simili alle stelle marine. Anche se le lasci indietro, porti con te un loro braccio attaccato al tuo centro vitale che comincia a generare un nuovo corpo in funzione dei libri su cui inciampa e che presto incorpora nella sua nuova struttura. «Una bi...

Stravolgere le fiabe

Immagine
Hänsel e Gretel erano i figli di un bracciante, un taglialegna che riusciva a malapena a sfamare la famiglia. Quest’uomo si era di recente risposato, e la matrigna, vedendo che non c’erano sufficienti risorse per tutti e quattro, lo convinse ad abbandonare i bambini nel bosco. Entrambi i figli sono intelligenti e creativi, e anche se sono stati capaci di ritornare a casa una prima volta, non riescono a tornare quando in effetti li lasciano nel bosco, per cui vagano cercando aiuto finché trovano una radura in cui c’è una piccola casa fatta di marzapane, caramelle e cioccolato, e, senza pensarci troppo, staccano dei pezzi e li mettono in bocca. In quel momento sono sorpresi da una vecchia, la proprietaria della casa, che li invita a entrare a mangiare. I bambini accettano e la vecchia prepara loro una cena spettacolare, con carne e frutta e tante cose che non avevano mai assaggiato prima. Poi, la donna li porta a dormire in letti morbidi e caldi. Quando si risvegliano però scoprono che l...

Nostalgia per gli scarti

Immagine
Quando andavo alle superiori, in Bolivia, avevo un amico chiamato Percy che viveva in un palazzo in costruzione. Lui abitava all'ultimo piano, in una specie di appartamento che aveva soltanto i muri esterni (con vetri e porte) ma non i muri interni. Lui aveva creato dei muri, delle stanze e degli spazi usando dei vecchi vinili. Aveva, tra l’altro, creato le stanze usando dei criteri di selezione per genere musicale. La cucina era la zona dei dischi country, il soggiorno tapezzato dal rock progressivo, il salotto custodito tra pareti di pop e folk. Il bagno riservato agli artisti che odiava. Aveva una passione immensa per la musica (infatti, adesso ha uno studio proprio); ma aveva anche una forte manìa per la conservazione degli scarti. A casa sua facevamo scoperte musicali inaspettate. I dischi li prendeva a peso dai depositi di rimanenze di uno studio locale, “Lauro & Cia.”, e non sapeva neanche lui cosa e chi c’era tra gli album ricevuti. Apriva i pacchi e si trovavano insie...

Rumore

Immagine
All'inizio dell'anno ho avuto un burnout. Stavo lavorando da un bel po’ in una cucina industriale, un burger, dove il tempo conta, eccome: tutto funzionava con timer, allarmi, tempi stretti e procedure standardizzate. Il mio contratto era di 18 ore a settimana, ma normalmente facevo circa 40 ore con turni che potevano iniziare alle sette del mattino e terminare alle cinque e mezzo del mattino seguente. Ero diventata abbastanza brava, ma mi sentivo tanto stanca che non ero in grado di leggere, di scrivere, e nemmeno di pensare. C'era troppo rumore nella mia testa. Ogni giorno piangevo mentre andavo al lavoro, piangevo durante il lavoro e piangevo al ritorno dal lavoro. Quando dormivo, sognavo che piangevo mentre lavoravo. Avevo la sensazione di essere abitata da qualcun altro, che non ero io, e che stava combattendo contro di me. Ho chiesto aiuto al medico di famiglia. Mi ha suggerito di prendere alcune pillole, ansiolitici e antidepressivi, in ​​dosi minime per poter contro...

Poesia e politica

Immagine
Un frammento di "Trattato poetico" , di Czesław Miłosz : La poesia non è questione di morale, Szenwald, luogotenente dell'Armata Rossa, lo ha provato. Quando nei lager del lontano Nord i cadaveri di cento popoli si vetrificavano, egli scriveva un'ode alla Madre Siberia. Una delle più belle poesie scritte in polacco. La poesia non è questione di morale. Né di emozioni intense, buone intenzioni né diritti umani. Si sono scritte pagine senza valore nel nome del bene, dell'amore e della giustizia. La letteratura, e in particolar modo la poesia, è un lavoro intellettuale, razionale e meticoloso che ha che vedere con parole. La poesia non ha che vedere con le emozioni stesse, bensì con la loro distillazione.  Trattato poetico, Czesław Miłosz, Adelphi. 

Eccentrico: un cambio di prospettiva

Immagine
Fabrizio Acanfora, nel suo saggio Eccentrico (effequ) espone con coraggiosa trasparenza il mondo invisibile dell'autismo Eccentrico (pubblicato da effequ ) è un saggio autobiografico di Fabrizio Acanfora , scrittore e musicista italiano, in cui l'autore racconta come cambia la sua vita (o la visione della sua vita) dopo aver ricevuto, a quasi quarant’anni, la diagnosi di autismo ad alto funzionamento. Fabrizio fa un magistrale lavoro, creando un significativo dialogo tra le caratteristiche dell'autismo descritte nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) e la sua storia personale, mostrando concretamente come operano queste caratteristiche nella vita reale e quale sia l’impatto che la diagnosi può avere per facilitare il percorso vitale delle persone con Asperger. L'autore non soltanto riesce ad argomentare con precisione ed efficacia le sue idee, mostrando forza nella narrazione, ma si espone con coraggiosa trasparenza, parlando delle su...

Riconciliazione

Immagine
Alla porta della scuola di mia figlia ho incontrato un'amica, la madre di uno dei suoi compagni di classe. Lei, una musulmana, mi ha detto che era infastidita dal razzismo di altre madri e bambini nella scuola: molte le hanno fatto domande che erano troppo impertinenti, prevenute e che mostravano una feroce ignoranza nei suoi confronti. Ad esempio, mi raccontò che i bambini le chiesero se avesse capelli sotto il velo, o se indossasse mutande come gli altri. Mentre lei parlava, mi sono ricordata di due eventi del passato. La prima storia mi è stata raccontata da mia nonna, che aveva studiato in una scuola privata gestita da suore e aveva anche lei lo stesso dubbio: voleva sapere cosa c'era sotto il velo. Con l'aiuto di alcune amiche hanno distratto l'insegnante, mentre un'altra ragazza cuciva il velo al suo maglione, in modo che cadesse con il suo prossimo movimento. E, naturalmente, ci sono riuscite. Lei e le sue compagne sono finite in punizione. Punite, ma ora sap...

Contro il cyberattivismo

Immagine
Non ha senso cercare di convincere qualcuno nei social network. Dovremmo averlo accettato ormai. Le reti ci hanno dato un modo potente di pubblicare informazione, ma non di dialogare. Vediamo solo scorci delle reazioni che possiamo generare, ma ci sono già alcune tendenze che dovremmo riconoscere. Sappiamo che nelle reti si formano camere di risonanza. Gli algoritmi delle reti tendono a mostrarci di più ciò con cui interagiamo. Prima di tutto, ci mostrano di più ciò con cui siamo fortemente d'accordo. Sentiamo di condividere la visione e la prospettiva di molte persone, dandoci la sensazione di dire cose profonde e condivise dalla maggioranza. Ma in secondo luogo vediamo quelli con cui siamo radicalmente in disaccordo, perché interagiamo molto con questi account per mettere i nostri commenti, punti di vista e critiche, lasciando fuori dal radar le letture della realtà più moderate e realistiche. Siamo l'altoparlante di quello che ci indigna. D'altra parte, abbiamo tutti del...